La Camera, esaminato
il disegno di legge recante “Disposizioni
per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato”;
Premesso
che:
le tasse, la burocrazia, il costo del lavoro, il deficit
logistico-infrastrutturale, l'inefficienza della Pubblica amministrazione, la
mancanza di credito e i costi dell'energia rappresentano degli ostacoli spesso
insuperabili che hanno indotto molti imprenditori italiani a trasferirsi in
Paesi esteri dove le condizioni delle aziende sono più favorevoli;uno studio della CGIA di Mestre riporta che, dal 2000 al 2011, ben 27.100
imprese italiane (48% del commercio all’ingrosso e 29% del manifatturiero)
hanno trasferito all’estero almeno una parte dell’attività produttiva con la
creazione di oltre 1,5 milioni di posti lavoro oltre confine. Nel periodo
2008-2011, la delocalizzazione è cresciuta del 4,5%;
attualmente tale percentuale continua a lievitare, visto il particolare periodo di
crisi;
le Regioni
più investite dalla "fuga" delle proprie aziende verso l'estero sono
quelle del Nord: la Lombardia ( 9.647),
il Veneto (3.679); l’ Emilia Romagna (3.554); il Piemonte (2.806); complessivamente le aziende
delocalizzate costituiscono oltre il 72%
del totale delle imprese che hanno lasciato il nostro Paese;
la
delocalizzazione ha una valenza
economica, ma anche sociale e politica., poiché genera disoccupazione nell'area in cui ha origine.
Considerato
che:
la Francia ha introdotto la
cosiddetta “legge Florange”, con cui si
impone alle imprese con più di mille dipendenti di adoperarsi per trovare un compratore che
rilevi l’azienda e che prosegua la produzione in territorio francese. In caso
di inadempienza e conseguente chiusura e delocalizzazione dell’attività
produttiva, l’azienda verrebbe condannata a pagare una multa fino al 2% del
fatturato, nonché << alla
restituzione degli aiuti statali ricevuti nei due anni precedenti alla
delocalizzazione>>;
le aziende italiane usufruiscono di finanziamenti e incentivi per la
promozione e lo sviluppo imprenditoriale;
Impegna il Governo:
ad assumere iniziative utili volte
ad accertare gli eventuali contributi
pubblici che l’azienda che intende delocalizzare la propria produzione
all’estero ha ottenuto, sotto qualsiasi forma, negli ultimi quindici anni, disponendo la
restituzione dei contributi pubblici incassati.
Nessun commento:
Posta un commento