venerdì 28 agosto 2015

L'immigrazione verso l'Europa non si può fermare. Si può solo regolamentare

Mi risulta difficile non pensare a quanto hanno provato, sulla loro pelle, una settantina di persone ermeticamente chiuse per molte ore in uno spazio di non più di 15/20 metri quadri, morte asfissiate nella vicina Austria. 
Ho ascoltato ieri sera l'ennesimo dibattito televisivo ed alla fine tutti hanno ragione. 
Tutti i partiti hanno ragione, ognuno ha la soluzione migliore. 
Io, umilmente e sinceramente non so quale possa essere; sto cercando di informarmi e di partorire concetti che cerchino, una volta proposti e discussi, di salvare il salvabile in quanto, ormai è chiaro ai più, l'immigrazione verso l'Europa non si può fermare, si può solo regolamentare. 
Il partito di maggioranza la butta sul "noi salviamo vite", le opposizioni tendono a misure più drastiche. 
Sorrido poi a chi scrive "‪#‎restiamoumani‬", vorrei capire quante volte hanno dato acqua ad un profugo e quante volte hanno aperto la loro casa ad un immigrato, almeno per farlo dormire nel proprio garage, al coperto. Se dobbiamo restare umani solo a parole, meglio restare così come siamo.

Vorrei, ancora, capire quanto stiamo facendo per i nostri profughi, quelli italiani, quelli che dormono in auto, quelli che hanno perso il lavoro, quelli che non hanno casse sociali, quelli cui lo Stato non riconosce qualche euro al giorno per la sussistenza minima. Il reddito minimo, che approvo, non basta: gli italiani chiedono di portare a casa i soldi con il sudore e, se potessero scegliere, al posto di un sussidio preferirebbero timbrare un cartellino.
Anzi, l'ho capito purtroppo: non stiamo facendo nulla. 
Più volte ho contestato e detto che quanto facciamo, con fondi europei, per gli immigrati più o meno con lo status di "richiedente asilo" lo dobbiamo fare per i nostri concittadini. E' una questione di diritti. Non di carità.
La legge Bossi-Fini, tanto decantata da un centrodestra ormai sbandato, ha, di fatto, fallito. Quella legge più che respingere i flussi ha cercato di organizzare i rientri di coloro che ormai, in Italia, c'erano già. Faccio riferimento, ad esempio, alla difficoltà di rimpatrio dei clandestini (nel 2011 appena 25mila rimpatriati su oltre 47mila irregolari). Rimpatrio che, oltre che difficoltoso, risulta essere anche dispendioso se è vero che, da quando la legge è attiva (circa 10 anni) sarebbero stai spesi 1 miliardo e 700 milioni di euro per i rimpatri *(dati Ass. Lunaria)*. Altro aspetto controverso è quello relativo ai respingimenti al Paese di origine; respingimenti che possono avvenire in acque extraterritoriali per imbarcazioni provenienti da paesi limitrofi e con i quali l’Italia abbia sottoscritto accordi specifici bilaterali di cooperazione per la prevenzione dell’immigrazione clandestina. In questo caso, non attraccando nei porti italiani, le navi di clandestini vengono controllate direttamente in mare dalle forze dei polizia le quali provvedono ad identificare gli aventi diritto all’asilo politico, oltre che a fornire eventuali cure mediche ed assistenza. Pratica, quella dei respingimenti, che secondo diverse associazioni umanitarie e secondo la stessa Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo violerebbe i diritti umani: al riguardo il nostro paese è stato già condannato dalla Corte europea di Strasburgo proprio per episodi relativi a respingimenti in mare. 
I diritti sono carta scritta e cosa universale in questo caso, non felpe da esibire.
Stiamo prendendo lezioni di umanità da parte della cancelliera Merkel in queste ore e questo, è veramente significativo. Intollerabile, per come la penso.
In mancanza evidente di una sinistra o di un centro sinistra che opera per mano di un Ministro dell'Interno di centro destra (gli ossimori della Politica), serve che qualcuno si svegli dal torpore e dalla sola condizione di critica, poco costruttiva, nei confronti dell'operato messo in piedi sino ad oggi. 
Se la destra europea, attraverso la su citata Merkel, capisce che non si possono ammazzare tutti o rispedire tutti a casa loro, allora anche la destra italiana, o quello che ne resta, deve abbandonare la pura demagogia e capire che di quella non si vive. Ne in Italia, ne ci vivono coloro che cercano di entrarci. I controlli ai confini devono essere accurati e la nostra politica estera in grado di dialogare, anche con pugno di ferro, nei confronti dei Paesi che, volenti o nolenti, non fermano questi disgraziati. Altrimenti continuiamo a fare tutti i buonisti e poi a provare a piangere quando muoiono 200/300 persone in un solo giorno. 
Pochi giorni fa ho colloquiato a lungo con personale delle forze dell'ordine e mi hanno riferito che nella sola città di Trieste, in alcuni giorni, si procede con la tentata identificazione di almeno 100 persone ogni 24 ore. Per non parlare di quelli che sfuggono. E la polizia italiana lo fa con i calzoni della divisa bucati e con le scarpe proprie. 
L'Austria dopo aver chiesto "quota zero", poche settimane fa, in termini di accoglimenti, piange amaramente mentre tutta la Nazione annusa il terribile odore dei corpi. Anche quello di quattro bambini. 
Non ho mai negato di avere ideali e convinzioni opposte a quello che rappresenta la sinistra, anche quando facevo parte del gruppo parlamentare del M5S, il cui programma ho ancora nel cuore ed in testa.
Ma mai come in questo caso lascio a riposo ogni bandiera.
Il Parlamento italiano lavori da subito, con idee e proposte, per gestire al meglio questa catastrofe.
Meno dibattiti televisivi, più lavoro.
Meno felpe, più autocritica.
E se necessario, meno Europa e più Italia.

Nessun commento:

Posta un commento