sabato 5 luglio 2014

Andate in vacanza? Non abbandonate il vostro animale


Ogni estate è sempre allarmante il numero degli animali domestici abbandonati. Nel gesto dell’abbandono c’è inciviltà, disaffezione e non rispetto della vita. Non potrò mai capire come sia possibile prima decidere di prendersi cura di una essere vivente per poi abbandonarlo, come se fosse un problema di cui doversi disfare. Non potete più curare il vostro cane o gatto? Cercate qualcuno a cui affidarlo. Qualcuno che sappia che per prendersi cura di un animale ci vuole responsabilità e impegno, perché la sua vita è nelle sue mani e richiede amore. E l’amore, si sa, è anche sacrificio.
Molti invece decidono di “scaricare” il loro animale garantendogli morte certa. E’ ormai diventato un infelice classico l’esempio del cane lasciato sull’autostrada. Gesto che, tra l’altro, mette in serio rischio anche la vita degli utenti della strada che potrebbero essere coinvolti in un incidente a causa della presenza dell’animale. L’abbandono è una forma di violenza ed ho sempre pensato che chi usa violenza nei confronti degli animali, potenzialmente, lo potrebbe fare anche nei confronti delle persone. Chi ha questa insana indole, molto probabilmente, non si lascerà convincere dalle campagne di comunicazione contro l’abbandono degli animali, che ricorrono in particolare in prossimità del periodo estivo. E, purtroppo, ogni estate ci saranno persone che meschinamente faranno scendere dall’auto il proprio cane per non riprenderlo più, e proseguire le proprie vacanze che non comprendevano la sua scomoda presenza. Quindi non voglio limitarmi ad esortare chi è proprietario di un animale a non abbandonarlo, ma voglio rivolgermi a tutti coloro che apprendono di un abbandono, affinché denuncino prontamente questa condotta alle forze dell’ordine. Vi ricordo infatti che la legge n. 184 del 2004 ha stabilito che l’abbandono di un animale è un crimine punito con salate multe pecuniarie e, in specifici casi, con l’arresto. “L’abbandono di un animale è un atto crudele e degradante” (art. 6 Dichiarazione universale dei diritti dell’animale).

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