mercoledì 22 gennaio 2014

Una vita da mediano


La vita da mediano per chi ha giocato un po’ a calcio é ben nota. D'altra, parte una squadra di calcio é un po’ una parafrasi della vita ed un grande artista italiano lo ha cantato.
Si "lavora sui polmoni" e si "gioca generosi" ma il problema di fondo dei mediani alla Oriali é che ci si brucia presto e dopo anni di fatiche vinci (casomai) i Mondiali.
Vincere i Mondiali é importante, bello, entusiasmante. Ma non basta.
Il dramma calcistico dei mediani é che segnano poco, come ci insegna il gioco stesso e lo stesso Ligabue.
Ed allora pensi che é bello giocare in una grande squadra, ma se non segni mai allora te ne torni a casa, la sera, non pienamente soddisfatto.
Il piacere della curva si confonde con le urla di tutti gli spettatori allo stadio.
Anche con quelli della tribuna che, solitamente, sono tra i piú calmi. Ma l'urlo della curva e quella maglia che ti levi quasi fosse uno sfogo da lanciare in faccia a tutti é impagabile ed esaltante.


Tutto questo per dire che nella vita, nel lavoro, in politica o tocchi palla ed hai la possibilità di insaccare oppure al massimo porti a casa un pareggio, quando ti va bene.
Inoltre non esiste, come nel rugby, il "terzo tempo". Le tue possibilità si riducono a 90 minuti secchi e spesso con poco recupero.
Il tè dello spogliatoio serve solo a leccarsi le ferite ed a dirsi che la prossima volta andrá meglio.
La variabile piú triste sarebbe quella di cambiare l'allenatore, ammesso che la colpa sia sua. Peró l'allenatore stesso ha la possibilitá di cambiare rotta e cercare anche di fare qualche cambio, cosí giusto per fare provare a tutti, perché é evidente che se i campioni non funzionano puoi perdere anche con gli ultimi in classifica.
La "rabbia dentro" ha un ruolo fondamentale nel cercare di far cambiare, in meglio, la partita. Senza pensare che per vincere qualcosa devi necessariamente cambiare maglia o cercare una squadra piú forte; le bandiere, nello sport, sono importanti.

Il mediano arriva con il fiato corto. L'attaccante di livello puó anche riposare 85 minuti, poi si sveglia, si guarda attorno, si esalta...segna e cambia il match.
Forse non suda neanche troppo. Ma gioca. Poco, ma gioca. Gioca forse gli ultimi attimi utili ma lascia il segno, il graffio.
E l'indomani sulla "Gazzetta dello sport" c'é la sua foto e si dimenticano del mediano sino al prossimo allenamento e partita.

Se non giochi non segni.
Mi piacciono le canzoni italiane. "Fai un gran bel gioco peró...loro stanno chiusi (ma forse non troppo) ma alla prima opportunitá salgon subito e la buttan dentro a noi...".

Io le partite le voglio giocare, provarci, stringere la maglia e baciarla ed alla fine capire dove ho sbagliato. Sotto porta o su un tiro da 30 metri, ma cambia? Poi saranno i tifosi a dirmi se merito il costo del biglietto.
Anzi: sarebbe bello che i tifosi scegliessero la formazione e lo schema di gioco, sono loro a pagare il biglietto, mica io. Sono loro a pagarmi, mica viene dall'etere la mia paga.

Caro Scanzi: puoi avere 10 Marco Van Basten in squadra ed uno Schumacher (chi lo ricorda?) in porta. Ma se non vogliono toccare palla anche una squadra di amatori li asfalta.

2 commenti:

  1. sai dove sbagli.. che giochi solo se i tifosi pagano il biglietto prima (non dopo) per vederti giocare.. e appunto abbiamo scelto di fare le cose senza inciuci con pregiudicati o condannati, invece tu orellana volete fare invasione di campo e giocare lo stesso la vostra partita

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  2. eh si...la coerenza,la coerenza...Con queste balle il paese affonda,i cervelli buoni sono li impriginati al volere di un visionario che spera un giorno di raccogliere il 50% dei suffragi....e Poi,se siamo veramente democratici,ci sta un opinione,1000 opinioni discordanti dal parere del capo che decide x tutti...risvegliamoci dal tifo tipicamente italico. Forza raga...

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