sabato 22 febbraio 2014

Centri per l’impiego? No, solo depositi di curricula!


I centri per l'impiego sono uffici della pubblica amministrazione istituiti per gestire il mercato del lavoro e promuovere politiche attive per collocare i lavoratori. Questi enti dovrebbero effettuare preselezioni per favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, ma di fatto accrescono la burocrazia e determinano consistenti costi.
Rizzetto: <<è una questione che non può essere più rimandata, ma va in concreto affrontata con idonei interventi di riforma. Sono circa 556 i centri per l'impiego presenti in Italia presso i quali lavorano 10.000 dipendenti pubblici, tuttavia, solo il 2-3 % delle assunzioni sono determinate dal loro intervento, a fronte di un costo pubblico che sembra si aggiri attorno i 500 milioni di euro all'anno.
A quanto risulta, ormai, milioni di italiani vi si rivolgono solo per ottenere la cosiddetta dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, ai fini del sussidio per la disoccupazione.
In pratica, anziché essere centri per l’impiego, di nome e di fatto, sono inutili depositi di curricula! Addirittura è emerso che gli stessi dipendenti di questi uffici pubblici lavorano con contratti irregolari e vengono sottopagati e, nell'ambito della loro amministrazione, in alcuni casi, sono state avviate indagini per truffa e mala gestione certificata dai revisori contabili. Ho presentato un’interrogazione al Ministro del lavoro per sapere se e quali iniziative intenda adottare per riformare efficacemente il settore, inoltre, la Commissione lavoro presenterà una specifica proposta di legge. E’ necessaria un'immediata ed urgente riforma dei centri per l'impiego attraverso una riorganizzazione delle strutture esistenti, anche riconoscendo un ruolo più attivo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed evitando duplicazioni di mansioni con una razionalizzazione delle funzioni attribuite alle strutture centrali e periferiche. I vari Governi che si sono succeduti hanno di frequente dichiarato l’esigenza di una riforma, ma parlarne all’ordine del giorno senza intervenire non porta a nulla, se non ad alimentare la rabbia di tanti disoccupati>>.

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