«Bisogna
sfruttare in modo adeguato il patrimonio boschivo del Friuli Venezia Giulia. Il
prelievo di legno deve corrispondere all’esigenza e allo sviluppo dei vari
settori della filiera, anche con l’obiettivo di creare nuovi sbocchi
occupazionali sul territorio. Ho quindi presentato un'interrogazione per
chiedere che il prelievo di legno dal patrimonio boschivo avvenga con metodi
rispettosi dell’ambiente e sia funzionale alla manutenzione del territorio. Solo
in questo modo possiamo prevenire il rischio idrogeologico. Da anni l’abbandono
della montagna determina, infatti, gravi conseguenze quali lo spopolamento, la
disoccupazione e, appunto, i dissesti idrogeologici.
Siamo in presenza, inoltre, di un evidente contraddizione: la diminuzione sempre più incisiva della quota di prelievo di legno si è verificata a fronte di un aumento costante delle superfici boschive. Rispetto a un fabbisogno di circa 3 milioni di cubi richiesti dai vari settori della filiera, in regione ne vengono prelevati appena 150/160 mila. Ad aggravare il quadro c’è poi la sempre maggiore concorrenza nel settore da parte dell’Austria, che, oltre a prelevare legno dai boschi del Friuli, tenta di acquisire grandi superfici private, causando anche seri danni ambientali. I metodi di esbosco austriaci sono, infatti, meno rispettosi di quelli locali, poiché non caratterizzati da una ricerca scrupolosa delle piante da tagliare ma da operazioni a raso».
Siamo in presenza, inoltre, di un evidente contraddizione: la diminuzione sempre più incisiva della quota di prelievo di legno si è verificata a fronte di un aumento costante delle superfici boschive. Rispetto a un fabbisogno di circa 3 milioni di cubi richiesti dai vari settori della filiera, in regione ne vengono prelevati appena 150/160 mila. Ad aggravare il quadro c’è poi la sempre maggiore concorrenza nel settore da parte dell’Austria, che, oltre a prelevare legno dai boschi del Friuli, tenta di acquisire grandi superfici private, causando anche seri danni ambientali. I metodi di esbosco austriaci sono, infatti, meno rispettosi di quelli locali, poiché non caratterizzati da una ricerca scrupolosa delle piante da tagliare ma da operazioni a raso».
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